Lo schiaffone risveglió bruscamente Franck.
“Cristo Santo, Jack, sei impazzito?!?” – sbraitó mezzo stordito.
“Scusa Franck” – rispose Jack accendendosi un dritto appena rollato con due mani che sembravano badili. “Lo sai che quando Bob mi crocefigge ripetendo trecento volte le stesse cazzate mi devo sfogare…”.
“Fanculo Jack” – sbottò Franck schiodando il metro e novanta di grasso e muscoli che infossavano il letto. “Ogni volta che sto cercando di dormire in questo cazzo di posto la stessa storia, non sai che fare e mi molli uno schiaffone…”
Jack gettó via il dritto di erbe di campo e tabacco con cui cercava di prendersi in giro, ricordando i bei tempi andati, ma non fece in tempo a parare il sinistro di Franck, piuttosto ben assestato.
La rissa, un quarto d’ora dopo, fu sedata da quei furboni di Ted e Mike, che con le loro divise inamidate si erano goduti dalla porta lo spettacolino non nuovo ma sempre divertente.
La faccenda finì come doveva finire, con due pacche sulle spalle, la certezza di essere più amici di prima, e con gli immancabili sei mesi di proroga delle Misura di Sicurezza che quello stronzo del Direttore non si privò di regalare.
Il giorno dopo Bob comunque si prese una bella ripassata, perché effettivamente era da un po’ che piantava grane.
Dopo piansero tutti e tre insieme, si giurarono eterno affetto e si rimisero le cuffie 🎧.
Postfazione.
Il senso di questa Sacra Rappresentazione potrebbe essere che la Passione (Bob che crocefigge Jack), la Resurrezione (il Metro e Novanta che si schioda e lascia la Sindone del letto infossato) e la Pasqua (il Passaggio e la Ricomposizione dal Conflitto alla Pace) non sono fatti straordinari che avvengono una volta sola (o una volta all’Anno) come Natale o la stessa Pasqua, e cambiano la Storia, ma sono quotidiani, quasi banalmente ripetitivi, e lasciano il Mondo così com’è (il Direttore resta carogna e le Guardie ciniche), in un posto dove gli Umani sono quello che sono, un po’ buoni e un po’ cattivi insieme.
A suo modo questo scritto potrebbe essere quindi blasfemo.
In una accezione non negativa, anzi: forse i Grandi Avvenimenti non sono distanti, inafferrabili nella loro portata, ma vicini, capaci di rivelarsi in noi nei piccoli cicli che avvengono tutti i giorni.
Ma questa storia potrebbe essere anche una Distopia: un racconto di come le cose avrebbero potuto essere nella REMS se all’inizio ci fossero stati fatti così (Guardie ciniche, Direttore più stronzo, Pazienti più violenti di quello che sono ma anche più capaci di essere amici, assenza di Personale e di Percorsi di Cura, come se la scena fosse un Carcere e i Protagonisti Detenuti). Di quelle storie che dicono dove saremmo se Kennedy fosse sopravvissuto all’attentato, o Hitler avesse vinto la guerra. Una Realtà appena sfiorata, mancata, che se fossero successe certe cose avrebbe potuto incarnare quella presente.
Ma forse più di tutto, come l’Evasione descritta nel doppio brano Convivenze, queste cento parole che non sanno cosa potrebbero essere desiderano rappresentare un tentativo anarchico e atecnico per raccontare chi siamo noi, che la REMS viviamo, agli altri e a noi stessi.
LAVORARE IN UNA RESIDENZA PER L’ESECUZIONE DELLE MISURE DI SICUREZZA*